COLPO DI MANO DELLE TRUPPE GERMANICHE SUL CASTELLO DI BELVICINO

- Premessa

Con l'inganno ed il ricatto, i collaborazionisti locali costringono alla resa la guarnigione e consegnano il castello ai tedeschi.

Ammainato il vessillo di San Marco che vi signoreggiava da più di un secolo.

Il castello di Belvicino, nel corso degli anni, fu oggetto di cruenti assalti; fu conquistato, perduto, distrutto.

L'Imperatore di Germania Massimiliano in lotta con la Repubblica invia nel 1508 un fuoriuscito, certo Leonardo Trissino, omicida di un suo congiunto.

Questo capitano al comando di una schiera di tedeschi tenta il suo passaggio per l'altipiano di Asiago.

Respinto dalla forte resistenza, deve retrocedere.

Nell'anno seguente, al comando di una avanguardia di cento fanti e dieci cavalieri, sale le Vallarsa e per il Pian delle Fugazze si dirige su Schio.

Il Trissino non trova resistenza, anzi clamorose furono le dimostrazioni di gioia con cui quelli di Schio accolsero il capitano cesareo al quale mossero incontro sino a Valli.

Ed il castello di Pieve? Il castellano Marco Vettor che comanda per conto di Venezia, resiste come può alle richieste di resa, poi, assediato, privo di collegamenti con Vicenza, il figlio imprigionato a Schio, cede.

Nel rapporto che successivamente egli compila e che qui riportiamo, la descrizione della poco onorevole battaglia.

- Rapporto

"Millecinquecentonove primo zugno venne li uomini di Schio circa ottanta, dimandando che volevano entrar dentro il Castello con il Nodaro del Vicario di Schio con una lettera delli magnifici Rettori di Vicenza, facendomi comandamento che dovessi lasciarli entrar detti uomini.

Adì 3 zugno li uomini di Schio, essendo andato mio figlio Sebastiano per intendere quello si faceva di nuovo in detto Schio, li uomini subito veduto detto Sebastiano lo fecero pigliare et ponerlo in prigione, dicendo di volerlo impiccare.

Ancora adì detto fecero dar campana a martello e si ridussero in trecento ovvero quattrocento uomini in arme, et vennero a detto Castello dimandando di voler entrare, li risposi che non voleva che essi entrassero in tanta gente, ma soli tre o quattro per dir cosa addimandavano, et non volsi che entrassero. Entrarono solamente Messer Giacomo e Tonin Degan con quattro altri uomini; quando furono dentro dissero che volevano condur della roba nel castello con certe donne, et volevano conservar quella fortezza appresso di me castellan, protestandomi un comandamento delli Rettori di Vicenza che dovessi accettarli dentro con le sue robe et Tonin Degan disse: l'è ben che lasciamo dieci ovvero quattordici uomini appresso di voi per questa notte, che dimani manderemo suso le nostre robe; et io vedendo il Comandamento, mi contentai che lasciassero otto uomini appresso di me.

Quando fu alle ore 24 incominciarono a suonar la campana a martello in la villa di Torrebelvicino, andai zoso et incominciai ad apparecchiarmi di voler difenderlo, subito incominciarono a suonare a campanò in detta villa di Torre di Pieve et in Schio, facendo grandissime allegrezze, dicendo che loro sono venuti da buoni amici, et io Castellan messi parte di detti uomini a far la guardia in sulli muri; quando furono le quattro ore di notte tutti quelli di Schio pigliarono delle mie armi et incominciarono a gridar: Imperio.

Se io avessi serrate le porte del Castello mi averiano ammazzata tutta la mia compagnia.

Quando fu la mattina detti uomini di Schio tolsero la bandiera di S. Marco zoso da una mazza e cominciarono a zappar suso dicendo: Marco faremo che tu anderai a pescar e pigliar delle anguille e gamberelli, et che saremo fatti cittadini di Schio al dispetto dei Veneziani, et di quelli di Vicenza: et sempre gridando: Imperio, Imperio. Adì 4 zugno Messer Leonardo da Dresseno mandò a dimandar il Castello per nome dell'Impero, et io vedendo di non poter aver soccorso da nissuno per essere preso Rovrè, Verona et Vicenza, mi fu forza a rendermi, anch'io et essendo nelle mani di detti uomini da Schio che sono per nome: Giovanni Francesco Barbieri di Mattio, Maestro Pietro Cappellaro, Maestro Andrea Stuaro, Alvise da Pieve, Bastian da Pieve, di Zuan Antonio, Zuanne Toaldo, Antonio Ruaro."

 

VETTOR Castellano di Belvicino

  Tratto da "Piccola Antologia Turritana" 1985 - C. Scapin e M. DePeron