4. STORIA DEL TERRITORIO VICENTINO
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capitolo II
Dell'antico castello della Pieve di Belvicino
Questo castello, benchè chiamato dagli antichi Autori, e nelle vecchie carte castello di Belvicino, è oggidì volgarmente detto castello di Pieve perchè è situato nella parrocchia di Pieve. Il P. Barbarano, dopo di aver parlato della chiesa di Pieve, così discorre di questo castello: "Qui appresso sopra di un asprissimo colle alto circa un quarto di miglio è un antico Castello con fortissime muraglie, detto il Castellaro". Quantunque siano alquanti anni ch'egli è stato demolito, nulladimeno sussistono anche oggidì alcuni pezzi delle diroccate sue muraglie da me stesso osservate. Nella nostra Miscellanea ms. in 4 trovasi la sua pianta, colle misure della lunghezza, e larghezza delle dette sue muraglie; ma prima di vedere questa pianta sarà buona cosa leggere ciò che dicesi in alcune facciate avanti. Il parroco di Pieve nell'anno 1803 mi disse, che il piano situato sopra il monte, nel quale trovasi il castello, è un quarto di campo misurato, compresa però la grossezza delle mura. Da un documento del nostro codice diplomatico Vicentino ms. raccogliesi, che del 1517 questo castello trovavasi già demolito. Nell'anno 1509 era ancora in essere; atteso che in quest'anno fecesi l'inventario delle armi, e altre cose, che in esso si trovavano, e nel di 8 giugno dello stesso anno furono consegnate al decano di Schio. Copia di questo inventario sta nella nostra Miscellanea ms. in 4 per me trascritta da un ms. di casa Bottari di Schio. Tanto più poi confermarsi, che nel suddetto anno questo castello era in essere, quanto che, come leggesi in detto ms. il suo castellano fu obbligato nel medesimo anno 1509 nel quale bolliva la guerra mossa contro i Veneziani in vigore della lega fatta in Cambrai, di consegnare esso castello a Leonardo Trissino capitano dell'Imperadore. Nel sopraddetto ms. Bottari sta scritto, che nel mese di maggio del 1510 vennero a Schio 8000 tedeschi, e stati ivi alcuni giorni, partironsi col dar fuoco al castello Belvicino.
Nel medesimo ms. Bottari dicesi, che nell'anno 1514 fu rovinado Castel belvicino. Trovasi un volto sotterraneo, che da questo castello conduce nella chiesa parrocchiale di Pieve, ma in parte è diroccato, come in certo sito osservai ancor io già alcuni anni. Mi fu detto, che riedificandosi l'altare della ss. Trinità in detta chiesa, fu trovato questo sotterraneo volto. Il P. Barbarano chiama uesto volto Scala sotterranea che dal castello discende nella chiesa, e tosto soggiunge: "Dicono alcuni, che questo Castello per una strada pur sotterranea, la qual'adesso è in parte rovinata, s'andava al Castello di Schio, e quindi a quello di S. Orso". Ma diamo di questo castello notiie più antiche. Ne' tempi andati era padrona di questo castello l'antica famiglia Vivarese. Narra il Maurisio, che in certa notte secretamente il conte Uguccione, collegato con Ecelino, tolse a questa famiglia il detto castello; perciò i Vivaresi nel giorno seguente si portarono al di lui assedio. Insieme con Vivaresi eravi anche il Vescovo di Vicenza Pistore, il quale mentre disarmato trovavasi a cavallo nell'acqua che scorre appresso il medesimo castello, da quelli del detto castello fu colpito con saette, e morto. Venuti poi i Veronesi, fecero restituire il castello ai Vivaresi. Il Verci pone infatti sotto l'anno 1201 sull'autorità del Maurisio; ma poco dopo con un documento fa vedere, che del 1203, 16 novembre suddetto Vescovo Pistore era ancor vivo. Colla scorta di questo documento il P. Riccardi è di opinione, che quanto scrive il Maurisio sia una mera favola. Gli Autori degli Annali Camaldolesi pretendono, che il Vescovo Pistore sia morto circa l'anno 1203 laonde in quest'anno scrivono: obiit circa hunc annum Pistor ... Episcopus Vicentinus ... Vir plane militaris, parumque fortunatus. Scrive lo Smeregio, che del 1265 Artuso da Vivaro si rifuggì nel castello di Belvicino come in luogo sicuro per salvarsi da suoi nemici. Veggasi a questo proposito anche la storia della Marca Trivigiana del Verci.
Del 1340 in tempo che Ubertino VIII. Carrarese signor di Padova, i Veneziani, ed i Fiorentini facevano guerra contro Mastino della Scala signor di Verona, e di Vicenza, un fratello di Vivaro da Vivaro coll'ajuto del suddetto Ubertino stando nel castello di Belvicino ch'era del detto Vivaro, fece ribellare al comun di Vicenza il predetto castello; ma nell'anno seguente Mastino l'assediò, e lo prese. Del 1397, 16 giugno il Duca di Milano diede in feudo il castello di Belvicino al signor Giorgio de' Cavalli suo consigliere colle sue adjacenze, e col mero e misto imperio. Quando questo castello esisteva, aveva il suo castellano. Uno di questi castellani è nominato nelle carte dell'archivio di Schio del 1441 colle seguenti parole: Jacobus de Venetia Castellanus Belvicini. In un testamento del 1482, 2 agosto fatto in villa turris belvicini tra i testimoni leggesi: Ser Johanne quondam georgii de Sibinicho castelano in Castello belvicini. Nel muro interno dell'atrio della chiesa di s. Maria di Pieve, in fine di una pittura antica a fresco, che rappresenta il Salvatore, trovasi nominato questo stesso castellano colle presenti parole: Hoc opus fieri fecit vir prudens Ser Johannes de Sibinico antea custos Arcis Belvicini Anno D. M.CCCC.LXXXXIII.
Questa iscrizione viene apportata anche dal P. Barbarano. Nell'anno 1509 in certo ms. presso di me per castellano di questo castello viene nominato un tal Giorio Cappellaro. E in un documento dell'archivio di s. Marcello colla data del 1530 leggesi: Egregius vir Johannes Cavazolus filius Ser Victoris olim Castellanus Arcis belvicini Aromatarius. Queste sono tutte quelle notizie, che ho potuto trovare di questo castello di Pieve; e rapporto alla sua antichità io sono di parere, ch'egli esistesse anche ai tempi de' Gentili. La mia opinione è fondata sopra un Idolo Mercurio di bronzo trovato in detto castello, il quale ora conservasi nel Museo Barettoni di Schio. Di più si trovarono ivi una medaglia di Alessandro Severo, un'altra di Giordano Pio, e un'altra di El. Eudocia, le quali si conservano nello stesso Museo, ove trovasi anche una chiave di bronzo ritrovata nel medesimo castello.
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Tratto da
"Storia del territorio vicentino" di Gaetano Maccà, Tom. XI, Parte seconda, Caldogno 1814